Sulla base del quadro teorico di Rousseau e del principio metodologico del materialismo storico e dialettico, la ricerca evidenzia che, costituito dalla condizione sine qua non per l'esercizio della sovranità popolare in una costruzione che converge al frontiere che contengono la Costituzione e lo Stato, la Volontà Generale comporta la possibilità di articolare la totalità degli uomini come individui nella loro concretezza storico-culturale ed economico-sociale, che implica una concreta universalità, che deriva dall'insieme delle volontà e del fatto economico che caratterizza il società e dinamica delle relazioni intersoggettive. Pertanto, sulla base di una ricerca bibliografica, l'articolo dialoga con la prospettiva della teoria istituzionale di Castoriadis, Lapassade e Lourau, sostenendo che, essendo caratterizzato come un processo deliberazione collettiva etico-giuridica che implica oggettivare valori, bisogni e fini del popolo come corpo collettivo e morale attraverso un movimento economico-politico che coinvolge i momenti che terminano l'istituito, l'istituzione e l'istituzionalizzazione, la Volontà Generale converte la contenuto politico-sociale nel potere di diritto. Convergendo quindi verso il superamento dell'universalità di una Legge che racchiude un “dovrebbe-essere” e un'esteriorità coercitiva che si impone in nome del bene comune della totalità politico-giuridica ed economico-sociale dello Stato, la ricerca evidenzia che la Volontà Generale si sovrappone alla rottura che, coinvolgendo l'ordine legale e l'ordine sociale, caratterizza l'istituzione statale sotto l'egida del liberalismo, consentendo l'instaurazione della democrazia partecipativa.